
La Brigata di Fanteria “Lucca” fu una delle unità di nuova costituzione del Regio Esercito italiano durante la Prima guerra mondiale. Nata nella seconda metà del 1917, quando il conflitto sul fronte italiano stava entrando nella sua fase più drammatica, essa rappresenta un esempio significativo dell’impegno organizzativo e del sacrificio collettivo che caratterizzarono l’Italia negli ultimi anni di guerra.
Costituzione e organizzazione
La Brigata “Lucca” venne costituita il 27 luglio 1917 a Villanova Iudrio, con la denominazione provvisoria di Brigata G. Solo pochi giorni dopo, il 7 agosto 1917, assunse definitivamente il nome di Brigata Lucca. Essa era composta da due reggimenti di fanteria, il 163° e il 164°, formati rispettivamente dai depositi del 23° e del 10° Fanteria.
Assegnata alla 48ª Divisione Territoriale, la brigata raccolse al suo interno soldati provenienti da varie regioni italiane, senza tuttavia un legame diretto con la città di Lucca se non nel nome, che rientrava nella tradizione di intitolare le nuove brigate a città o province italiane.
Il primo comandante fu il colonnello Alberto Garbasso, seguito dal colonnello Pietro Valerio Papa, che ne resse le sorti fino alla fine del conflitto.
Le prime operazioni sul fronte dell’Isonzo
Appena formata, la Brigata “Lucca” venne destinata al fronte dell’Isonzo, dove le operazioni belliche erano intense e continue. Il 17-18 agosto 1917 si schierò sulle falde occidentali del Podgora, prendendo parte alle manovre preparatorie della XI battaglia dell’Isonzo.
Pochi giorni dopo si spostò nella zona di Na Rojca – Savogna, sostituendo la Brigata “Bergamo” e la “Treviso” su posizioni esposte alla sinistra del torrente Vertojbizza. Tra fine agosto e i primi di settembre, partecipò a un’azione offensiva verso quota 54, che tuttavia dovette essere sospesa a causa della forte resistenza nemica e dell’elevato numero di perdite.
La ritirata dopo Caporetto
In seguito alla rottura del fronte di Caporetto (ottobre 1917), anche la Brigata “Lucca” fu costretta a una lunga ritirata. Il 27 ottobre abbandonò le linee dell’Isonzo, attraversò il Tagliamento sul ponte di Latisana il 31 ottobre e, dopo aver ripiegato attraverso Ronchi, Paderno e Cusignana, si attestò nel mese di novembre nella zona di Arcade, lungo la linea difensiva di Nervesa – Fornace.
In questa fase entrò a far parte della 58ª Divisione, assumendo un ruolo cruciale nella ricostituzione del fronte italiano lungo il Piave.
La difesa del Montello e del Piave (1918)
Durante i primi mesi del 1918, la Brigata “Lucca” alternò periodi di riposo e di presidio in diversi settori del fronte veneto, tra Paderno, S. Pelagio, Trebaseleghe e S. Giorgio delle Pertiche.
Il 13 marzo 1918, la brigata rilevò un’unità britannica sul Montello, schierando il 163° reggimento nel settore di Nervesa (tra S. Saccardo e Villa Berti), mentre il 164° venne posto in riserva nella zona di S. Ambrogio – Cusignana – Bavaria.
Pochi mesi dopo, nel maggio 1918, la brigata si trovò nuovamente in prima linea nel settore di Fontane e Nervesa, quando l’esercito austro-ungarico lanciò la grande offensiva del Piave (15 giugno 1918). Le truppe della “Lucca” opposero una resistenza accanita agli attacchi nemici, mantenendo le posizioni nonostante gravi perdite. Al termine della battaglia, il reparto venne inviato a riordinarsi nelle retrovie, fra Campigo, S. Marco, Albaredo e Vicigliese.
Nei mesi successivi, la brigata ritornò sul Montello, alternandosi con la Brigata “Tevere” nella difesa del settore fino all’autunno.
L’offensiva finale e la vittoria
Nel corso della battaglia di Vittorio Veneto (ottobre-novembre 1918), la Brigata “Lucca” prese parte all’avanzata finale dell’esercito italiano.
Nella notte del 29 ottobre, le truppe attraversarono il Piave a Villa Berti, dirigendosi verso S. Salvatore. Il giorno successivo, la brigata raggiunse Vittorio Veneto, e il 1° novembre si spinse fino a S. Giacomo di Veglia, dove si trovava quando venne firmato l’armistizio di Villa Giusti.
Il contributo della “Lucca” all’offensiva conclusiva fu determinante nel consolidare la rottura del fronte austriaco e aprire la strada alla vittoria italiana.
Dopo l’armistizio e scioglimento
Dopo la fine delle ostilità, la brigata rimase dislocata tra Ponte nelle Alpi e Auronzo di Cadore fino all’estate del 1919.
L’ufficio postale militare n. 25, assegnato alla brigata, cessò le funzioni il 18 luglio 1919, e pochi giorni dopo, nel luglio 1919, la Brigata “Lucca” fu ufficialmente sciolta.
Riconoscimenti e memoria
Al termine del conflitto, la Brigata “Lucca” e i suoi reggimenti ottennero diverse decorazioni al valore militare, tra cui numerose medaglie d’argento e di bronzo. Questi riconoscimenti attestano la tenacia e il coraggio con cui la giovane formazione affrontò i momenti più difficili della guerra, dalla ritirata del 1917 alla difesa del Piave e all’offensiva finale.
Oggi la Brigata “Lucca” resta una pagina poco conosciuta ma significativa della storia militare italiana. La sua breve esistenza — poco più di due anni — fu segnata da sacrifici, perdite e prove di eroismo che contribuirono, insieme a quelle di tante altre unità, alla costruzione della vittoria italiana del 1918.
Le foto in archivio mostrano numerosi episodi di guerra, tra cui: Gli ufficiali dei Cavalleggeri di Lucca, il confine italo-austriaco (il fronte Judrio), un accampamento di fanteria nella Valle di Indro (in Trentino), areoplani in partenza, un plotone e i bombardamenti austriaci a San Martino di Quisca (ora San Martino Collio in Slovenia), il ponte di Plava sull’Isonzo, detenuti in attesa di condanna, il cimitero di Dolegna, prigionieri di fanti e sottoufficiali ungheresi presso il Borgo di Salamant (Prepotto), la partenza del Reggimento da Saluzzo per il Trentino per un’offensiva austriaca, una sosta a Tavernelle (Vicenza), lo sbarco a Cittadella, un traino di cannoni 280 per l’altopiano di Asiago, Chiuppano sgomberata dagli abitanti e poi bombardata, la Val d’Astico in Trentino, truppe e ufficiali nella Valle d’Asiago e in particolare a: Cogollo, Val Corsaglia e a Coldrano, prigionieri serbi e ungheresi dopo la presa del Forte Corbin, l’attacco al Monte Zovetto (Campitiello) e la presa del Monte Paù, l’altopiano coi boschi di Zovetto, il Pasubio, una colonna di autocarri partiti dal Trentino verso l’Isonzo, la battaglia di Gorizia con i bombardamenti di San Floriano, ponti militari sull’Isonzo, trincee austriache e italiane a Podgora, la stazione ferroviaria di Rochi bombardata, l’entrata degli squadroni “Lucca” nella caserma austriaca a Gorizia, la Brigata “Lucca” sul Carso, il primo squadrone “Lucca” in Macedonia: truppe a Slonicco, un pattugliamento sul lago Gojran e sul Drusa – Balkan, la tomba del Colonello Brigadiere Raymond a Medana, il giuramento delle reclute e lo sfilamento delle truppe della Brigata “Lucca” a Salluzzo, ufficiali a Persereano, soldati cavalleggeri nelle pianure del Friuli, il reggimento cavalleggieri in carica e una messa per commemorare i caduti a Lauzacco e, infine, un macchina lanciafiamme in azione.






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